Bar Nilo |
30 ottobre, anno maradoniano 55. Chi oggi ha aperto la propria pagina di Facebook avrà, con ogni probabilità, vissuto la mia stessa esperienza: quella di trovare la propria home invasa dagli auguri per il compleanno di Maradona che i tifosi del Napoli hanno postato copiosamente sui propri profili. Immagini del calciatore argentino, con la divisa del Napoli o quella della sua nazionale, vengono corredate da frasi di giubilo e cori augurali di molteplice fattura. A volte i toni sono misurati, spesso – invece – abbondano termini fragorosi con cui si esprime la propria devozione nei confronti del campione degli anni ’80: lo si chiama D10S, ad esempio, a volte si preferisce non nominarlo – proprio come alcune indicazioni bibliche prescrivono di fare con la divinità – limitandosi magari ad un semplice “Iss’” (“lui” nel dialetto partenopeo,) e non pochi propongono, tra il blasfemo e il rivoluzionario, che oggi si festeggi il Natale.
Un sociologo non può non interrogarsi su un amore sacrale per un giocatore che ha di fatto appeso le scarpe al chiodo più di venti anni fa, una devozione che persiste indissolubilmente nel tifo partenopeo, anche in un’epoca calcisticamente gratificante come quella odierna. Anche i giovani tifosi, che non hanno vissuto direttamente la gioia del Napoli maradoniano e dei suoi trionfi, sembrano aver acquisito, nel proprio senso di appartenenza, il riferimento al culto del calciatore argentino.