venerdì 14 marzo 2014

Il calcio: uno sguardo “A tutto campo”

di Francesco Morra

«Certa gente crede che il calcio sia una questione di vita o di morte. Sono molto deluso da quest'atteggiamento. Vi posso assicurare che è qualcosa di molto, molto più importate». Queste parole ironiche, pronunciate dall'allenatore britannico Bill Shankly, nascondono una profonda verità: il calcio è qualcosa di fondamentale per comprendere la società e i suoi cambiamenti. Da quest'assunto parte il libro “A tutto campo. Il calcio da una prospettiva sociologica” (Guida, 2014), scritto a quattro mani da Luca Bifulco e Francesco Pirone, ricercatori in Sociologia presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università degli Studi di Napoli Federico II.

Il testo (con prefazione di Salvatore Bagni e postfazione di Vittorio Dini) è il risultato di una riflessione sociologica sui fenomeni calcistici che, nonostante le rilevanti implicazioni sociali, economiche e politiche, sono spesso trascurati dal mondo accademico. Avvalendosi di una corposa bibliografia, il volume sviscera con cura diversi aspetti legati al calcio, dai conflitti di potere agli interessi economici, dalla carriera dei calciatori alla passione calcistica, focalizzandosi non solo, come insegna la buona tradizione sociologica, sugli spettatori, ma su tutti gli attori coinvolti in questo sport.
I due ricercatori, con l'attenta collaborazione del Dipartimento, stanno cercando di aumentare l'attenzione accademica su tali argomenti anche attraverso cicli di seminari ed incontri ad hoc. La stessa presentazione del libro ha riunito appassionati ed esperti del settore, in particolare sono intervenuti: Christian Bromberger, Samuele Ciambriello, Vittorio Dini, Gianfranco Pecchinenda e Angelo Pompameo.
«La partita sintetizza i valori del nostro tempo permettendo al “gruppo” di celebrarsi sia sulle gradinate che in campo – ha evidenziato il celebre antropologo francese Bromberger, aggiungendo che la partita – si presta ad una pluralità di letture dall'esaltazione del campanilismo alla glorificazione del lavoro di squadra, di reazioni emotive dal riso all'angoscia, di modi di partecipazione dal fervore chiassoso alla dedizione completa. Con la sua misticità, con la sua struttura paradossale non è un semplice spettacolo o rituale, ma il simbolo di un'epoca in cui i punti di riferimento chiarificatori dello sport e della vita collettiva si confondono».

Una versione ridotta è stata pubblicata su "Roma" del 13 marzo 2014

Nessun commento:

Posta un commento